nella Casa di Pilatos e Casa
Cavassa.
NATALIA GOZZANO
Fecha de recepción: 20
de septiembre de 2010
Fecha de aceptación: 17
de febrero de 2011
atrio, 17 (2011) ISSN: 0214-8289 p. 69 - 76
Resumen: Un interesante
testimonio del paralelismo de la floritura de la cultura humanística y
renacentista italiana y española, lo constituyen la Casa Cavassa de Saluzzo, en
el Piamonte suroccidental, y la Casa de Pilatos de Sevilla. En ambos casos hay dos promotores, don Fadrique Enríquez
de Ribera, marqués de Tarifa, y Francesco
Cavassa, vicario general
del marquesado de Saluzzo, quien patrocinó
la compleja decoración de su palacio, claramente inspirada en los modelos de la
cultura humanística y del arte renacentista italiano, concretamente la
decoración escultórica de la Cartuja de Pavía,
en Lombardía. También en los
dos recintos se destaca la decoración pictórica, dedicada al tema humanístico de los Uomini illustri, de acuerdo a una iconografía muy similar. El estilo renaciente reflejado en los dos
palacios contrasta con lo que en Sevilla es la tradición mudéjar, aún
imperante, y con el gótico aún perviviente en
Saluzzo.
Como Vicente Lleó Cañal ha demostrado, el marqués de
Tarifa encargó la decoración escultórica de su palacio
a la vuelta del viaje a Tierra
Santa, realizado entre 1518 y 1520, durante el cual tuvo la oportunidad de conocer la ciudad
de Génova y la Cartuja de Pavía. Por
lo que encargó a escultores genoveses los sepulcros de sus antepasados,
en tanto que la decoración pictórica de la galería de su palacio fue realizada
por pintores españoles, aunque el tema, los Uomini
illustri (se pueden ver Cicerone,
Creso, Tito Livio, Orazio, Cornelio Nepote y Quinto Curzio) está basado en el topos de
la cultura humanística italiana. La composición de estas figuras está próxima a los Uomini
illustri de la Casa Cavassa, con cada personaje sentado dentro de un nicho
y con una inscripción, constituyendo un unicum
iconográfico, aunque la decoración plástica encargada por Francesco Cavassa
fue realizada por un artista, Matteo Sanmicheli, que muestra un estilo derivado
de la Cartuja de Pavia. Ambos
palacios, en los que sus respectivos comitentes tratan de ofrecer
a las ciudades en que se encuentran un ejemplo de renovación cultural y artístico, inspirado en el clasicismo, a través de modelos
actualizados del arte renacentista italiano.
Palabras
clave: Francesco
Cavassa, Clasicismo, don Fadrique Enriquez
de Ribera, marquese of
Tarifa, Certosa de Pavia, Genoa,
Umanismo, Pilatos, Renacimiento, Saluzzo, Sevilla, Uomini
illustri (?), Margherita di Foix, Matteo
Sanmicheli,Vivaldo, Hans Clemer,Antonio Maria
Aprile da Carona,
Benedetto Briosco,Andrès Martìn, Alonso Hernàndez, Diego Rodrìguez.
Abstract: In the first mid of
16th century the Casa de Pilatos in Seville and the Casa Cavassa in Saluzzo, in
north Italy, reveal a similar artistic and cultural patronage. In both cases,
the commitments of the two buildings,
don Fadrique Enriquez de Ribera, Marquis of Tarifa, and Francesco Cavassa, main
functionary of the Marquisate of Saluzzo, promote
a whole decoration of their palaces clearly inspired by models drawns from Humanistic culture and Italian Renaissance
art, more precisely the sculpure
decoration of the Certosa of Pavia in
Lombardy. In particular, in both the
palaces one of the most important painted decoration is devoted to the
humanistic theme of the Uomini illustri (Wase or Famous Men), following a very similar
iconography.The renaissance style showed
by the two palaces
is dramatically in contrast, on one hand,
with that of Seville still dominated by the Arabic culture and, on the other hand,
that of Saluzzo at that time caracterized by
the Gothic art.
As Vicente
Lleò Cañal has demonstrated, the Marquis of Tarifa committed the plastic and painted decoration of his palace after coming
back of a journey in the Holy Land, made between 1518 and 1520, during which he
visited many cities and was fascinated
above all by the Certosa of Pavia and
Genoa.There-fore he committed to Genoan sculptores the graves for his parents
whereas the painted decoration of the Galleria
of his palace was realized by Spanish painters but the subjct, the Uomini illustri – Cicerone, Creso,Tito Livio, Orazio, Cornelio Nepote e Quinto
Curzio are still visible – is based on a topos
of the Italian Humanistic culture. The composition of these figures reminds
closely that of the Uomini illustri in
Casa Cavassa, with each figure seating in a nich accompanied by an inscription drawn by his own
work, which is a very unique solution
(in Italy, where this subject was common,
usually the inscription was by an author different from the personage represented). Also the plastic
decoration committed by Francesco
Cavassa was made by an artist, Matteo
Sanmicheli, who reveal
a style derived
from the Certosa
of Pavia. Both the palaces, therefore, demonstrate the intention of the patrons to provide the city with an example of
cultural and artistic renewer inspired
to Classics, throw models uptodate
with the Italian Renaissance art.
Key
words english: Cavassa House, Francesco Cavassa, Classics, don Fadrique
Enriquez de Ribera,
marquis of Tarifa,
Certosa of Pavia, Genoa,
Humanism, Pilatos,
Renaissance, Saluzzo, Sevilla, Wase men
(?) Uomini illustri, Margherita di Foix, Matteo Sanmicheli,Vivaldo, Hans Clemer,Antonio Maria Aprile da Carona, Benedetto Briosco, Andrès Martìn,
Alonso Hernàndez, Diego Rodrìguez,
Un’interessante testimonianza di parallelismo tra la fioritura della cultura
umanistica e rinascimentale italiana e spagnola è costituito dalla Casa Cavassa di Saluzzo (Fig.1),
nelPiemonte sudoccidentale,e la Casa de
Pilatos di Siviglia (Fig. 2). In entrambi i casi ci troviamo davanti a un complesso
munumentale imponente, in cui l’impianto architettonico, la decorazione
scultorea e quella pittorica vengono
rinnovate secondo un unitario disegno di ispirazione rinascimentale. La Casa de Pilatos di Siviglia – dalla sua tipologia
di casa privata ma particorlarmente rappresentativa per l’alto profilo sociale del proprietario, alla
sontuosità degli elementi
esterni dallo spiccato linguaggio rinascimentale come
il portale ma, soprattutto, l’iconografia della serie di Uomini illustri di-pinta sulle pareti della galleria del piano
superiore,mi hanno immediatamente richiamato alla mente la Casa Cavassa
di Saluzzo,da me studiata anni fa1. Anche in quest’ultimo edificio infatti, il portale d’ingresso ha un
carattere imponente e una decorazione plastica raffi nata,risalente al Rinascimento lombardo. E’ proprio
l’aderenza che entrambe le Case dimostrano al modello artistico lombardo l’elemento a mio avviso più interessante. Il richiamo alla cultura figurativa rinascimentale si sostanzia infatti in un preciso milieu, quello della Certosa di Pavia e del Rinascimento lombardo (Figg.
3).

Fig. 1. Matteo Sanmicheli, Portale di Casa Cavassa,
Saluzzo

Fig. 2. Antonio María Aprile da Carona,
Portale di Casa de Pilatos, Sevilla
Come hanno dimostrato gli studi diVicente
Lleò Cañal (a cui si rimanda per
l’analisi puntuale del monumento
sivigliano), la decorazione promossa
dal proprietario della Casa de Pilatos,don Fadrique Enriquez de Ribera,marchese di Tarifa,
si colloca alla
fine degli anni
Trenta del XVI secolo e
in essa confluiscono le suggestioni riportate dal marchese
durante la visita di numerose città
e centri artistici italiani, tappe del suo viaggio
in Terrasanta compiuto tra il 1518 e il 15202. Dal diario
che don Fadrique scrisse durante il suo viaggio sappiamo
che, di tutte le città e i monumenti visitati,
quelli che lo colpirono maggiormente furono Genova
e la Certosa di Pavia3. Al suo ritorno a Siviglia
il marchese dunque commissionò a scultori genovesi la realizzazione dei sepolcri marmorei
per i suoi genitori, il cui stile rivela il predominio del modello pavese. Per la decorazione pittorica invece, si rivolse ad artisti spagnoli ma l’iconografia prescelta per le decorazioni più impegnative – quelle con Uomini illustri della galleria alta del
patio e quella delle Stagioni nella cosidetta Sala de las
vidrieras,rimandano anch’essi al Rinascimento italiano.In particolare,proprio la tipologia compositiva della serie degli
Uomini illustri (Figg.4-5) presenta caratteri fortemente analoghi a quelli della stessa serie affrescata nella
Casa Cavassa di Saluzzo
(Figg. 6-7-8). L’iconografia delle pitture sivigliane, come riferisce Lleò Cañal, sarebbe basata
su alcuni disegni di “paños de la fama” illustrati in un quaderno
che– come recitano i contratti
del 1538-1539 con i pittori
Andrès Martìn e poi Alonso Hernàndez
e infine Diego Rodrìguez –, avrebbe servito da modello; l’ispirazione
di fondo era riconducibile ai Trionfi petrarcheschi, fonte del tema nei vari
cicli pittorici ad essa dedicati nell’Italia del Rinascimento; secondo altri
studiosi invece, l’iconografia dei personaggi affrescati a Siviglia
deriverebbe dalle incisioni
dello Speculum historiale fatto venire appositamente da Bologna4.
A Siviglia
la scelta del marchese, volta
a istituire un’identità culturale della città contemporanea
come Nueva Roma, cade su personaggi emblema della classicità: si riconoscono ancora Cicerone,
Creso, Tito Livio, Orazio, Cornelio Nepote e Quinto
Curzio5; mentre a Saluzzo
il committente Francesco
Cavassa,vicario generale
del Marchesato di Saluzzo
dal 1504, riunisce nella Sala della
Giustizia dove esercitava le sue funzioni pubbliche, gli exempla della saggezza e della giustizia
in un sincretismo classicocristiano che accosta filosofi,letterati,santi e le nove Muse. Francesco
Cavassa era
infatti dottore in utriusque legis, cioè in diritto civile ed ecclesiastico.Anche qui
il cattivo stato di conservazione permette
di riconoscere
solo alcune figure:
San Gregorio Magno, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Girolamo,Aristotele, Sallustio, Seneca, Lattanzio, David.

Fig. 3. Certosa
di Pavia, facciata

Fig. 4. Cicero, patio alto, Casa
de Pilatos, Sevilla

Fig. 5. Orazio,
patio alto, Casa de Pilatos, Sevilla

Fig. 6. Uomini
illustri, Sala della Giustizia, Casa Cavassa,
Saluzzo

Fig. 7. S. Agostino,
Sala della Giustizia, Casa Cavassa, Saluzzo
La decorazione pittorica della Sala della
Giustizia di Casa
Cavassa consiste in una
successione di lunette (all’interno delle quali sono le figure sedute degli
Uomini illustri e le nove Muse),
separate da vele ornate con motivi a grottesche e strumenti musicali,
collocate sopra una fascia dove si scorgono paesaggi dietro un finto
loggiato: si riconoscono il porto di Genova e la lupa capitolina. Sulla volta, una
balaustra da cui si affacciano alcune figure
incornicia un grande sole raggiato circondato da nubi.
L’analogia con il ciclo di Siviglia
non riguarda l’identità dei personaggi
bensì, oltre alla comune aspirazione alla classicità e all’umanesimo, il modo in
cui sono presentati. Sebbene entrambi i cicli siano oggi scarsamente leggibili (e nel caso di Saluzzo, mancando contratti, è pressochè
impossibile avanzare ipotesi attributive date le vaste
ridipinture subite6), la struttura architettonica delle nicchie all’interno delle quali i singoli
personaggi sono collocati, la monumentalità delle figure, la classicità dei
loro abiti, sono tutti fattori che riportano gli Uomini illustri
sivigliani e saluzzesi
in una dimensione prettamente
rinascimentale7. Ma le similitudini non si fermano
qua: l’iscrizione alla base di
uno dei personaggi effi giati nella Casa de Pilatos,
Orazio (Fig. 9),
è accomunabile a quelle saluzzesi in quanto derivata
da un testo dello stesso poeta:
Humano capiti cervicem pictor equinam
iungere si velit et varias inducere plumas undique collatis membris, ut
turpiter atrum desinat in piscem mulier formosa superne, spectatum admissi
risum teneatis, amici?8

Fig. 8. S. Gregorio magno, Sala della Giustizia, Casa Cavassa, Saluzzo
Le iscrizioni di Saluzzo, ancora parzialmente conservate, sono anch’esse
tratte dalle opere scritte dai personaggi a cui si accompagnano e proprio
questo ne fa un unicum9 Nei vari cicli pittorici di Uomini
illustri disseminati in molti centri italiani nel corso del XV secolo infatti, le iscrizioni associate alle
singole figure sono frasi compilate dall’autore
del programma iconografico per esaltarne le virtù, e non
brani tratti da testi di quegli stessi
personaggi. La singolarità iconografica che caratterizza la Sala della Giustizia
di Casa Cavassa trova dunque un parallelo nella Galleria della Casa di Pilatos:
in entrambi i casi il progetto decorativo dell’intero
complesso rivela una chiara scelta culturale
e artistica da parte del loro
proprietario, impegnato a fare della propria dimora l’exemplum del rinnovamento ispirato alla classicità.
I concetti a cui le sentenze associate
a questi Uomini illustri
rimandano si legano direttamente alla funzione pubblica
che in quella sala il committente
svolgeva, enunciando così l’autorevolezza dei suoi modelli: l’amministrazione della giustizia
ispirata all’integrità morale e alla misericordia. La presenza delle Muse (Fig.
10) inoltre veniva a suggellare l’ispirazione umanistica del programma: nella cultura di radice classica
infatti, le Muse – personificazioni delle scienze
e delle arti
– si accompagnano ai filosofi e ai Padri
della Chiesa per indicare il
percorso di elevazione spirituale che l’animo umano deve compiere per raggiungere saggezza e armonia.Tale era il programma iconografico del perduto Studiolo di Lionello d’Este a
Belfiore,vicino Verona,il cui
significato, come veniva precisato in
una lettera che il suo ideatore Guarino Veronese
aveva indirizzato al principe
nel 1447, verteva proprio
sull’esaltazione delle virtù di saggezza politica di quest’ultimo10.
Le scelte artistiche operate da Cavassa
per il rimodernamento della sua dimora
si legano infatti alla sua committenza del monumento funebre di famiglia, ed entrambe manifestano un
omogeneo progetto di adesione alla coeva e raffi nata cultura artistica
lombarda, progetto in cui si mette in atto
anche una significativa volontà di ammodernamento culturale ispirato a modelli italiani e non più francesi,
nella cui area di influenza aveva fino
a quel momento gravitato la locale
tradizione figurativa.
Anche sotto questo
aspetto, dunque, è possibile cogliere
un parallelismo fra la committenza di don Fadrique
e quella di Francesco Cavassa:
proprio come aveva fatto quest’ultimo, anche le scelte
artistiche operate dal marchese
sivigliano per il rinnovamento del suo palazzo
assumono un valore
politico e culturale, oltre
che strettamente artistico. La Casa di Pilatos infatti
costituisce il primo esempio di residenza umanista nella ancora
arabeggiante Siviglia, così come Casa Cavassa
offre un modello
di residenza civile
improntata al Rinascimento italiano nella compagine ancora goticheggiante del marchesato di Saluzzo11.

Fig. 9. Iscrizione sotto la figura di Orazio, patio alto, Casa de Pilatos, Sevilla

Fig. 10. Musa,
Sala della Giustizia, Casa Cavassa, Saluzzo

Fig. 11. Monumento a Ludovico II, Cappella marchionale, Chiesa di S. Giovanni, Saluzzo
La decorazione di Casa Cavassa –databile
fra il primo decennio del XVI secolo e il 1528, anno dell’assassinio di
Francesco Cavassa12– si inserisce in una fase di
profonda trasformazione della cultura saluzzese:i modelli
e gli artisti borgognoni scelti dal marchese Ludovico II
(1475-1504) per le sculture della Cappella
marchionale verranno sostituiti, nelle opere promosse dalla sua
vedova, Margherita di Foix, da
modelli e artisti italiani. In particolare, il mausoleo dedicato al marito
Ludovico (Fig. 11), verrà affi dato
al lombardo Benedetto Briosco, uno
degli scultori della Certosa di Pavia; quello
per i genitori, Margherita lo commissiona a maestranze liguri, il cui
linguaggio è anch’esso improntato all’esempio pavese13. Le strette
relazioni fra questi
due centri, negli
anni a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento, trovano una significativa
testimonianza nei legami con alcuni letterati di origine lombarda impegnati
nella Scuola locale o in rapporto con la corte saluzzese:da Pavia proveniva Visconte de Claris, professore di medicina, chiamato dal marchese Ludovico II come medico di famiglia; il frate agostiniano Gabriele Bucci,priore di S.Agostino di Pavia dal 1479,
scrisse l’orazione funebre
per il marchese Ludovico I; il poeta milanese Piattino
Piatti tenne frequenti contatti tra la famiglia marchionale e la corte
degli Este a Ferrara.All’Università
di Pavia si erano formati
alcuni saluzzesi, fra cui lo stesso Cavassa.
Altra importante testimonianza di
un’attività legata alla cultura dell’Umanesimo è la tipografia dei fratelli Le Signerre, trasferita da Milano a Saluzzo su invito del marchese Ludovico. I Le Signerre si distinsero per aver
introdotto le illustrazioni, a xilografia, nei loro libri.
Proprio Francesco Cavassa fu uno dei committenti di quest’arte, facendo
stampare nel 1503 un testo di Giovan Ludovico
Vivaldo, l’Aureum opus de
veritate contritione (Fig. 12), considerato
fra i più antiche esempi di libro a stampa illustrato
in Italia14.

Fig. 12. Giovan Ludovico
Vivaldo, l’Aureum opus de
veritate contritione
Francesco Cavassa chiamò per la decorazione
scultorea del suo palazzo e della Cappella di famiglia lo scultore di Porlezza
Matteo Sanmicheli. Per il palazzo
realizzò – fra il 1515 e 1518 – un imponente portale marmoreo (Fig. 1) adorno
di una raffinata decorazione a grottesche, mentre per la Cappella funeraria
della famiglia lo scultore lombardo eseguì il monumentale sepolcro di Galeazzo
Cavassa (Figg. 13-14), padre di Francesco, anch’esso ornato di preziosi
bassorilievi a candelabre e grottesche, dal marcato stile classicheggiante15.Anche nella
Cappella funeraria il Cavassa, attraverso la decorazione scultorea del
monumento al padre, manifesta la sua adesione al credo giuridico già espresso
nel ciclo degli Uomini illustri,e la sua aderenza
alla fede domenicana:
mentre la presenza
dei Padri della
Chiesa affrescati da un anonimo artista sulle pareti della
cappella rimandano alla dottrina
domenicana – la più importante professata nel marchesato – la presenza del
volume delle Decretali sotto la testa
della statua di Galeazzo conferma il valore
che il Cavassa
riconosceva alla Giustizia come professione di fede familiare16.
Per la decorazione di una delle pareti
del cortile interno del palazzo, il
Cavassa si rivolse
a quello che all’epoca era il pittore della corte
saluzzese, Hans
Clemer, che realizzò gli affreschi a grisaille con
Storie di David17. Per quanto riguarda il resto dell’edificio, purtroppo lo stato di conservazione dell’intero complesso non è buono: nel corso
del XIX secolo venne operato un radicale “restauro” ricostruttivo “in stile”
che ha alterato in gran
parte l’assetto architettonico, mentre le pitture che ricoprono la parete del
cortile e soprattutto quelle all’interno
dei vari ambienti hanno subito pesanti
ridipinture che ne hanno fortemente
compromesso l’aspetto originario e la loro leggibilità.

Fig. 13. Monumento a Galeazzo Cavassa,
Cappella Cavassa, Chiesa di S. Giovanni, Saluzzo
Le altre stanze
di Casa Cavassa
recano, nella parte alta delle pareti,fregi con
decorazioni a grottesche molto ridi-pinte e, in una sala al piano
nobile, una serie di tondi con figure
di dodici Sibille. Ognuna reca un cartiglio su
cui è scritta la profezia, secondo il
testo della grandiosa Sacra
Rappresentazione nota come La Passione di
Revello svoltasi nell’ultimo decennio del Quattrocento nella
cittadina nei pressi
di Saluzzo, sede del castello marchionale18.
Ancora un comune rimando alla cultura figurativa classica nella sua
rielaborazione alla Certosa di Pavia è, in entrambe
le Case, la presenza di medaglioni marmorei con i profili di imperatori romani:
a Siviglia sul portale di ingresso, opera
dello scultore genovese Antonio
Maria Aprile da Carona; a
Saluzzo, in una sala, detta appunto “degli
imperatori”, dove quattro tondi
marmorei con le effi gi di profilo
di Nerva, Augusto,Galba e Traiano
(Fig.15), sono incassati al centro delle pareti,
all’interno di una fascia decorata
con motivi a finto
graffi to raffi guranti putti vendemmianti.
La presenza della colonia di mercanti genovesi a Siviglia dovette certo favorire
l’attività di artisti liguri nella città andalusa, dando così modo al nuovo empito di rinnovamento artistico, culturale e politico
della aristocrazia locale
di promuovere opere ispirate alle novità del
Rinascimento italiano. Un Rinascimento che, negli stessi
anni, parla un linguaggio del tutto simile,
ricorrendo agli stessi modelli culturali
e artistici, nel piccolo marchesato di Saluzzo impegnato,come la Siviglia di primo Cinquecento,a proporsi come moderno
interprete della classicità.
![]()
1.
L’insieme della decorazione artistica
della Casa Cavassa,
studiata alla luce del contesto culturale
del suo committente, era stato oggetto
della mia tesi di laurea
in “Iconologia Iconografia”, sintetizzata
in un articolo apparso su Ricerche di Storia dell’Arte a cui si rimanda per una più dettagliata analisi del monumento
e della committenza (N. Gozzano, La
committenza Cavassa a Saluzzo tra Quattrocento e Cinquecento,in «Ricerche
di Storia dell’Arte», n.34, 1988, pp. 73-85. Si fa presente che per un errore tipografico il
testo dell’articolo presenta uno
scambio di paragrafi, per cui si rimanda all’errata corrige apparsa sul numero successivo della rivista.
2.
Lleó Cañal,Vicente, La casa de Pilatos, Madrid, Electa España,
1998. Id., La casa de
Pilatos, in Architecture et vie
sociale : l’organisation intérieure des grandes demeures à la jin du Moyen Age et à la Renaissance, a cura di Jean Guillaume, Paris, Picard, 1994,
pp. 181-192. Ringrazio vivamenteVicente Lleó Cañal per aver letto il mio articolo
e per le sue preziose
osservazioni.
3.
La più recente edizione del diario,basata sulla
trascrizione del manoscritto originale, si trova in
P. García Martín, Paisajes de la Tierra Prometida, Madrid
2001; quella precedente risaliva al 1974: J. Gonzàlez Moren,
Desde Sevilla a Jerusalem, Sevilla, 1974. Per la importante
colonia di genovesi a Siviglia vedi Genova
e Siviglia, l’avventura dell’occidente, catalogo della mostra a cura di G. Airaldi, J. Palomero
Peramo, P. Stringa,
C.Varela, G. N. Zazzu,
Genova, Loggia della Mercanzia, 20 Maggio/19 Giugno 1988.
4.
Lleó Cañal, cit.,
p. 29, 35; Genova e Siviglia…, p. 63.
5.
E’ ancora da Lleó Cañal, (op. cit.)
che traggo tutte le notizie sulla Casa de Pilatos.
Sulla Casa e la cultura
classicista nella Siviglia
del tempo si veda inoltre
Markus Trunk,
Die ‘Casa de Pilatos’in Sevilla
:Studien zu Sammlung,Aufstellung und Rezeption antiker Skulpturen im Spanien
des 16. Jhs., Mainz am Rhein : P. von Zabern, 2002.
6.
Tuttavia, per motivi stilistici e compositivi, Noemi Gabrielli intravedeva un linguaggio assimilabile
alla cultura veneta con influenze
ferraresi. N. Gabrielli, Arte
nell’antico marchesato di Saluzzo,Torino 1973, p. 91.
7.
Per una disamina sul tema degli Uomini illustri si rimanda all’ottimo saggio di M. M. Donato,
Gli eroi romani tra storia ed “exemplum” : i primi cicli umanistici di Uomini Famosi, in Memoria
dell’antico nell’arte italiana, a cura di S. Settis,Torino, 1985, pp. 97-152.
8.
Orazio, Ars poetica, vv. 3-4. Con questi versi Orazio esprime
la sua avversione nei confronti di rappresentazioni non naturalistiche, in cui
elementi reali venivano mescolati
con altri fantastici.
9.
Per l’identificazione dei personaggi, dei testi e la loro trascrizione: Gozzano, La committenza
Cavassa… cit., pp. 78-80.
10.
A. K. Eorsi,
Lo studiolo di Lionello
d’Este e il programma di Guarino da Verona, «Acta Historiae Artium», n. 21, 1975, pp. 15-52.
11.
Sulla trasformazione di Siviglia nel corso del XVI secolo,
che da periferia si ritrovava al centro del nuovo universo conosciuto e percorso dalle rotte commerciali con le Americhe, vedi Vicente Lleó Cañal , Siviglia e il suo doppio, in Le città dei cartograji : studi e ricerche di storia urbana, a cura di Cesare de
Seta e Brigitte Marin con la collab. di Marco Iuliano,
Napoli, Electa 2008; sul rinnovamento artistico e culturale
della città:V. Lleó Cañal, Nueva Roma: mitologìa y umanismo en el Renacimiento sevillano,
Sevilla 1979. Per un inquadramento generale dell’arte a Saluzzo resta valido il volume di N. Gabrielli,
Arte nell’antico marchesato di Saluzzo,Torino 1973.
12.
La datazione ha trovato un
plausibile termine post quem nel 1505, anno in cui Francesco Cavassa
diventa unico proprietario dell’edificio avendone acquistato dai fratelli le loro
porzioni, come emerge da un documento da me ritrovato nell’archivio della
congregazione della Carità
e dell’Ospedale di Saluzzo (Gozzano, cit., p. 77); mentre
il termine ante quem è
necessariamente l’anno dell’assassinio del Cavassa , avvenuto nel 1528. Per quest’ultima
data vedi G. Bertero in Il Museo Civico di Casa Cavassa a Saluzzo,
a cura di G. Bertero e G. Carità, Savigliano, p. 16.
13.
Le relazioni fra Saluzzo e Pavia si materializzano anche nell’utilizzo di marmo saluzzese per la facciata
della Certosa di Pavia: C. R. Morscheck, Relief Sculpture for the façade
of Certosa di Pavia 1473-1499, London-NewYork 1978. M. Caldera, La città dipinta : decorazioni
a Saluzzo tra Quattrocento e Cinquecento, in Intorno a Macrino d’Alba : aspetti
e problemi di cultura jigurativa del Rinascimento in Piemonte, atti della giornata
di studi, venerdi
30 novembre 2001, Auditorium
Fondazione Ferrero, Alba, Savigliano
(Cuneo), Editrice Artistica Piemontese, 2002, pp. 117-129.
14.
Su Vivaldo (o Vivaldi) vedi F.Banfi, Giovanni Lodovico Vivaldi da Mondovi
umanista domenicano nell’arte della stampa e dell’incisione di Saluzzo, in
Maso Finiguerra, 3.1938,3, p. 269-288;
sulle committenze di Francesco Cavassa ai tipografi Le Signerre e la diffusione
dell’umanesimo a Saluzzo
vedi Gozzano, cit.,
pp. 75-76 e bibliografia precedente.
15.
Su Matteo Sanmicheli e la sua presenza
a Saluzzo,Antonella Perin,
Un contributo per Matteo
Sanmicheli, in «Arte lombarda», 2000, 2, pp.
26-31; si veda inoltre Dizionario Biograjico degli Italiani, ad
vocem; Anche Galeazzo Cavassa aveva ricoperto
la carica di vicario generale del
marchesato, dal 1464 al 1463.
16.
La raffi gurazione del volume delle Decretali
è stata notata da Elena Pianea, Tra Rinascimento e tardo-Ottocento : Casa
Cavassa a Saluzzo, in Case museo ed
allestimenti d’epoca : interventi
di recupero museograjico a confronto,a cura di Gianluca Kannès,Torino, Centro Studi Piemontesi, 2003, p. 143. Probabilmente questo testo era fra quelli
della Biblioteca del Cavassa,
dispersa insieme a tutti gli altri suoi beni dopo la sua morte, ma di cui
Bertero ha rintracciato l’inventario, datato 1531. Bertero., cit.
17.
L’opera di Hans Clemer – già noto come Maestro d’Elva – è stata notevolmente
ricostruita negli ultimi decenni, a partire dai lavori di Gaglia, a cui sono
seguiti quelli di chi scrive e gli importanti ritrovamenti documentari di
Mangione. P. L. Gaglia, Il Maestro d’Elva, in Elva un paese che era, a cura di E. Dao, Savigliano, 1985; N. Gozzano, La fortuna critica di Hans Clemer e i suoi riferimenti a Josse
Lieferinxe, in «Bollettino della Società per gli studi storici,
archeologici ed artistici
della provincia di Cuneo», n. 113, pp. 135-151; ead., Per la dejinizione della cultura jigurativa
di Hans Clemer. Un confronto con
l’arte tedesca, in «Annales d’Histoire de l’Art & d’Archéologie», XVII,
1995, pp. 67-80; ead., L’opera di
Hans Clemer nel Saluzzese, in Il Museo Civico di Casa Cavassa
a Saluzzo, a cura di G.
Bertero e G. Carità, Torino,
pp. 151-157;T. Mangione, Hans
Clemer a Saluzzo: frammenti di un’esistenza, in «Bollettino della Società per gli studi
storici,archeologici ed artistici
della provincia di Cuneo»,n.
114, pp. 165-183. Per un riesame complessivo si veda Hans Clemer. Il Maestro d’Elva, a cura di G. Galante
Garrone e E. Ragusa, Savigliano 2002; più recente,
ma privo di sostanziali novità, è
M. Caldera, L’affermarsi del Classicismo
a Saluzzo : momenti e jigure della pittura da Ludovico II a Margherita di Foix, in «Bollettino della
Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti»,
N.S. 54/55.2003/2004(2005), p. 115-139.
18.
La Passione di Revello
: sacra rappresentazione quattrocentesca di ignoto piemontese, a cura di
A.Cornagliotti,Centro studi piemontesi,Torino 1976;V.Promis,La Passione di Gesù Cristo
rappresentazione sacra in Piemonte nel secolo XV,Torino 1888.